Udine, Innovaction, Process Space. Arriva Andrea Pezzi, per un incontro con il pubblico. Dolcevita sotto giacca scura, occhiali sulla fronte, decisamente alta. Pezzi è bello, dal vivo ancora di più. Occhi verdi e un po’ acquosi, barba di tre giorni regolata ad arte. Ha le palle girate e lo fa sapere a tutti. Al mattino ha moderato un incontro con alcuni guru dell’innovazione, tra cui Oliviero Toscani, e la cosa lo ha fatto incazzare. Avrebbe voluto dire delle cose, le dice ora, davanti a un pubblico ristretto di curiosi. Il bell’Andrea, aria di uomo che ne ha viste di cotte e di crude, inizia la sua lezione su come si sta al mondo. Ignora bellamente le domande dei due intervistatori, parte per la tangente, va in modalità maestro di vita. Si scatena in un name dropping filosofico ridicolo e fuori luogo: Husserl, Wundt, i grandi umanisti italiani, quel coglione di Freud. Vuol far vedere che ha letto i libri giusti, che è stanco di passare per “quello di MTV”. Dice che per anni ha fatto finta di essere più scemo di quel che è in realtà. Lo hanno costretto a farlo (e i soldi che ha preso per questo, dove li mette?) ma ora ce la fa vedere lui: non esiste la massa intelligente, esiste solo l’individuo. Internet e Wikipedia sono una stronzata, l’intelligenza collettiva non esiste. Il ‘68 una tragedia, gli americani superficiali (originale!) Della vita non si può parlare se non si è dei maestri. Lui non lo è, quindi non si permetterebbe mai. Però parla, parla solo lui, giudica tutto e tutti,
apre squarci di paranoia esistenziale e mal di vivere. Cita Gesù Cristo e Nietzsche (sempre più originale). Non dice superuomo, forse fa troppo Marvel e MTV per lui. Dice Oltreuomo, perché ha una cultura europea (ma chi glielo dice che lo scriveva già Vattimo trent’anni fa?). Poi si capisce tutto: lui in fondo un maestro lo ha incontrato. È Meneghetti, guru dell’ontopsicologia (provate a digitare Pezzi Ontopsicologia, poi fateci sapere cosa avete trovato), uno che ha ricevuto una laurea honoris causa per la scoperta del “campo semantico” e che ha subito un bel po’ di processi. Uno grande quasi come Mamma Ebe. L’uomo che gli ha cambiato la vita. Allora si capisce che molte delle cose che cita per zittire gli altri sono probabilmente letture di seconda mano, orecchiate in giro, saperi segreti rivelatigli dal Maestro e preclusi a noi comuni mortali, che non possiamo pagarci la scorciatoia per diventare mâitre a penser andandocene a San Pietroburgo. Svelato l’arcano, Pezzi gioca a carte scoperte. Il monologo assume contorni deliranti e messianici; taglia corto con il dibattito, dato che l’interazione a lui non interessa gran che. Si alza e tanti saluti. Come Kaiser Soze alla fine dei soliti sospetti Andrea Pezzi, Luciferino, scivola via e scompare. Come se un invisibilissimo sciacquone lo avesse portato via, lontano da noi, in un universo più buono e giusto, ontopsicologico, in cui lui non è solo un ex vj di MTV.