lunedì, febbraio 12, 2007

Il ritorno di Mickey Rooney

Per gli americani Mickey Rooney (classe 1920) è per sempre l’adolescente dei film anni ‘30, ragazzo prodigio del muto prima e in seguito protagonista della serie degli svagati film di Andy Hardy. Rooney nanerottolo con la faccia da irlandese (in realtà è di origine scozzese), innocuo rubacuori dell’America incantata prima della seconda guerra mondiale in un mondo alla Norman Rockwell, fatto di valori semplici e genuini come la torta di mele. Insomma, Rooney è stato icona del cinema hollywoodiano sognante e assolutamente cazzone, quello del disimpegno alla buona e dei bravi ragazzi che incarnano l’ottimismo a stelle e strisce. Ora ritorna sul grande schermo in una parte tagliata su misura per lui nello strampalato Una Notte al museo, dove, invecchiato e sfatto ma con un sano lampo di follia negli occhi, fa la parte di un custode dall’uppercut facile, irlandese e rissoso fino al midollo. E il film è degno di lui: divertimento per famiglie che pare uscire dalla Hollywood dei tempi d’oro, quella delle commedie senza parolacce e con il lieto fine garantito, a metà tra Frank Capra e gli eroi in diretta dal Radio City Music Hall, immortalati da Woody Allen in Radio Days. Insomma il piccolo Mickey mette il suo sigillo su un film tipicamente neoclassico, autentico gioiello anni ‘40 (con il medioriente al posto dei musi gialli e dei crucchi?), ottimo per passare un paio d’ore in allegria. Chiudo con una curiosità: Rooney era apparso in versione animata in una puntata dei Simpson (quella del film sull’Uomo Radioattivo): la sua impronta nella storia dell’animazione l’aveva però forse già messa. Narra la leggenda che un certo Walt Disney al momento di dare il nome a un topo destinato a divenire celebre avesse in mente proprio Rooney, da cui il nome Mickey. In realtà questa storia pare averla messa in giro il diretto interessato, quindi non è affidabile al 100%. Un dato inoppugnabile della vita di Rooney comunque rimane: i suoi otto matrimoni, di cui uno con la divina Ava Gardner. Basterebbe questo a garantirgli un posto nel mito.

1 commento:

duffogrup ha detto...

Ho apprezzato molto la performance del bambino prodigio Mickey Rooney. Ancora di più ho apprezzato gli effetti speciali che hanno saputo ricreare artificialmente il piccolo vecchio Mickey per tutte quelle scene che non prevedevano un primo piano. A parte gli scherzi è chiaro che hanno usato un body double per alcune scene.
Solidarietà per la controfigura di Mickey Rooney.