sabato, aprile 14, 2007

La Strategia dell’Ariete

Inizia come un film di Indiana Jones, con scontri tra bande di malviventi nella Shanghai del 1920, e si chiude negli USA paranoici della guerra fredda, in un clima degno di un thriller psicopolitico alla Manchurian Candidate. In mezzo c’è di tutto: Mao che fa le prove generali per la conquista del potere, antiche confraternite occulte, massoneria ed esoterismo nazista. E poi avventurieri in America Latina, omicidi a bizzeffe, corruzione e sete di potere, millenni di storia e di segreti. La strategia dell’ariete (pubblicato da Mondadori) è un frullatore in cui la letteratura di genere viene sminuzzata e ricomposta in un volume di quasi 500 pagine che si fa leggere tutto d’un fiato (impegni permettendo…) e segna la nascita di un nuovo talento polimorfo e tentacolare: Kai Zen. Si tratta di un collettivo formato da quattro scrittori sparsi in giro per l’Italia che adottano un modello di scrittura fluviale e labirintica alla Wu Ming. Forse non sono geniali come gli autori di Q, ma la loro scelta di affrontare i più triti luoghi comuni dell’immaginario pop sul campo, senza troppe velleità artistiche, risulta vincente, apparentandoli a quell’altro grande guastatore della letteratura che è Valerio Evangelisti. I Kai Zen immergono il lettore in una trama complessa e fitta di rimandi incrociati in cui i piani temporali si alternano in capitoli brevi, scandendo il conto alla rovescia verso un epilogo teso e ferocemente cinico come il miglior Ellroy. Il delirio complottista si lega all’esoterismo d’accatto, la deprogrammazione mentale della CIA all’egittologia, mentre nella foresta del Paraguay un filo millenario di poteri che operano nell’ombra sembra essere sul punto di riallacciarsi. Il respiro di Seth, forse, tornerà a soffiare libero, per controllare le menti dei deboli e riattivare i poteri di controllo dei discepoli dell’Ariete. La strategia dell’Ariete è uno splendido polpettone psicostorico che si meriterebbe un filmaccio di serie b oppure dovrebbe essere pubblicato a puntate su riviste spazzatura, di quelle che ci si vergogna di comprare, con titoli come “Antichi misteri della mente”, “Extraterrestri & Complotti”, “Segreti dell’occulto”o il “Corrierino di Thule”.

http://www.lastrategiadellariete.org/

4 commenti:

Anonimo ha detto...

hai però dimenticato una cosa: è illeggibile. con tutta la buona volontà. Non bastano le buone, anche ottime, intenzioni programmatiche. Ma se voglio leggere pessima letteratura vado alla fonte, mi compro - chessò - "Universo proibito" o "I cerchi nel grano" e almeno so quel che compro.
Se voglio leggere letteratura che utilizzando la pessima letteratura mi dica qualcosa sulla letteratura, almeno che sia letteratura. Anzi, ottima letteratura.

maewest

Anonimo ha detto...

A me è piaciuto. Ho visto recensioni on line contrastanti, dall'elogio esagerato all'odio puro. Che il libro non sia ben scritto è vero, ma trovo che alcune sue pesantezze lo rendano interessante. Di ottima letteratura che gioca con i generi in giro ce n'è poca. Da noi Evangelisti e Genna (che sono, in modo diverso, anche loro illeggibili), i Wu Ming...
Se poi andiamo tra i pesi massimi Ellroy, Dick, Ballard, alcune pagine di Pynchon, ma sono fuori categoria. A te cosa piace?

Anonimo ha detto...

Ragazzi, ma stiamo scherzando? di libri peggiori in giro ce ne sono ed anche molti. Basti pensare all'opera secondo della meta' di certi scrittori italiani ex esordienti (Tre voli di Chiara Zocchi, Bastogne di Brizzi - che poi si è ripreso -) o a certe slacrimevoli storie adolescenziali. Io ho letto tutti i libri di Moccia. Vuoi dirmi che sono scritti - a livello di scrittura - bene? che non ci sono vuoti narrativi e situazioni improponibili a livello di contenuti enormi? A me La strategia dell'ariete è piaciuto perchè sicuramente è innovativo, è molto avvincente. Certo, ci devi stare un po' dietro.. Se pretendi di leggerlo mentre guardi la tv, sicuramente non capirai niente. Io ricordo, la prima volta che ho visto uno dei miei attuali preferiti, I soliti sospetti, non ci avevo capito niente. Facevo un po' di zapping, mandavo messaggi al cellulare. A meta' del film ho cambiato canale perchè non ero riusciva ad entrare nella trama e nei piani narrativi. Certo, poi quando l'ho rivisto con attenzione e voglia, è stato un boato. Penso che chi critica questo libro sia partito con l'idea sbagliata prima di leggerlo. I libri facili, secondo me, se ne trovano in giro quanti ne vuoi. Quelli un po' piu' complicati (Il nome della rosa, Il codice da vinci..) sono quelli che hanno segnato i piu' recenti successi letterari..

Anonimo ha detto...

dai su
é un libro pessimo.