mercoledì, gennaio 24, 2007

Vitus


Che bella sorpresa questo Vitus, visto al Trieste Film Festival. Del regista, Fredi Murer, avevo intercettato un delirante film degli anni ‘70, Grauzone, rarissimo esempio di film lounge svizzero: una storia di cimici e intercettazioni, in pratica la versione in bianco e nero e anarchica della Conversazione di Coppola, con musica exotica come soundtrack, interni di moquette e su tutto l’aria di lucida follia che fa grande la Svizzera. Aspettandomi qualcosa del genere mi sono dunque accinto a vedere Vitus, candidato svizzero agli Oscar, già tra i nove finalisti (purtroppo, non fra gli ultimi cinque, escluso insieme a Volver di Almodovar). Murer, però, abbandonando le tentazioni autoriali (un vero autore non ha bisogno di vezzi) e scavalcando il rischio del calligrafismo infantile, alla Tornatore, centra un film davvero poetico e visionario, di quelli da guardare pronti a sorridere ma anche a farsi commuovere. Vitus è un bambino prodigio, genio del pianoforte e dei numeri, ficcato in un mondo troppo stretto per le sue doti e alle prese con turbini sentimentali. Si sente sfruttato (in buona fede) dai genitori e incompreso dagli altri. L’unico a dargli spago è il nonno falegname, un Bruno Ganz immenso che si riscatta dai baffetti a spazzolino hitleriani di La caduta con un’interpretazione magistrale. Nonno e nipote hanno un’intesa basata sulla comune passione per il volo e per il sogno di lasciarsi dietro il peso della banalità. Tra incidenti e deltaplani a forma di pipistrello, Schumann e hip-hop in bicicletta, c’è posto per una scalata ai vertici della speculazione finanziaria, un simulatore di volo e un volo (non simulato). Poesia e fiaba si innestano senza soluzione di continuità in una storia realistica, sintonizzata sulla visione del mondo di un ragazzino che vorrebbe essere normale e che deve lasciare dietro di sé qualcosa per essere davvero consapevole del proprio talento. Si ride, si piange, ma soprattutto si vede un film girato davvero con lo sguardo da bambino: rasoterra, sulle piccole cose (la cameretta tappezzata di poster sui pipistrelli è fantastica), ma anche pronto a spiccare il volo. Insomma, piccolo grande Murer.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bruno Ganz è un bravo attore, anche se molti lo ricordano solo per essere il padre di Maurizio Ganz. Io personalmente lo ricordo con molto piacere nel ruolo di Lola nell'Angelo azzurro e in quello del cane volante ne La storia infinita, entrambi capolavori del cinema espressionista bavarese. Per chi non lo sapesse Ganz sarà il protagonista del remake targato Disney del Gabinetto del dottor Caligari dove interpreterà la parte del terzo paziente in coda.